mercoledì 10 febbraio 2010

Introduzione noiosa ad una fase FANTASIOSA.

Non mi presento.





Scelgo di dare un'impronta indefinita a questo spazio, per rendere al meglio la corrispondenza tra le innumerevoli possibilità di giocar con le parole e le estemporanee forme che crescono in fretta, durante, dopo un dolce navigare pensando.



Mi ispirerei a Jame Joyce e Virginia Woolf per gli esiti sintatticamente scorretti qualora un irrefrenabile flusso di coscienza saturasse pagine e pagine web. Desisto, se possibile, da questo proposito.



Una forma più apprezzabile a un pubblico ignoto, narrativamente corretta, per dar voce al silenzioso colloquio tra me e me stessa (e il mondo che mi piace percepire), prenderebbe come riferimento Svevo, autore del "La coscienza di Zeno", che in passato ha mietuto vittime di accidentali lettori in cerca di un romanzo scorrevole e di "felicioso" trasporto; Il risultato imprevisto e insolito per i primi lettori (immagino) fu il doversi, con sofferente trasporto narrativo, sintonizzare su un livello di espressione del sè così intimo... Ah! Le intime confessioni di un personaggio letterario se fossero parte di un dialogo fittizio tra Caio e un accidentale interlocutore Tizio, ancora oggi, genererebbero imbarazzo. Nella realtà dei fatti è così.


[Evitabili doverose divagazioni].

"I nostri pensieri, prima d'ogni altra esperienza ci imbarazzano". =O

Una frase sentenziosa, che ritiro come tale, ma da qui si dipana un'altra minima riflessione. Intendo parlare di una consuetudine che fa "uomo": l'accurata selezione di "escamotages" che meglio lo vestono di autodeterminazione, per non insospettire nessuno delle tempeste interiori che lo scuotono quotidianamente OSSIA quel che decidiamo di fare, l'operare quotidiano, atti che prevedono principio e conclusione.

Eppure, nessun metereologo arriverà mai a determinare l'umore stabile dei suoi ascoltatori, nessun Omero riscriverebbe per ciascuno di noi la conclusione di un lungo navigare persuadendoci di poter giungere a un definitivo approdo (neppure Ulisse ebbe davvero questo privilegio).


[Vita come costante ricerca, fosse anche solamente interiore, silente, potenziale.]

VARI EXCURSUS A PARTE...

Con un inevitabile sentore di noia che accompagna questo mio rileggermi, chiudo lasciando la parola alla fantasia, per il momento, con l'intenzione di proporre qualcosa di piacevole e scorrevole lettura e, qualora fossi ermetica, disconfermando attese accidentali, spero di suscitare una briciolosa curiosità che... una volta concentrata... dia panetti di personale interpretazione!


Finirei in bellezza se dicessi che:


"Curiosità e interpretazione sono le migliori armi che da sempre sostengono la scoperta di se stessi e degli altri. Anche la scrittura, a suo modo se ne serve". Non mi piace come frase, è apocalittica, un pò dimessa.


Finirei in bruttezza se dicessi qualcos'altro, forse. Allora non finisco .

Ai prossimi "inquietanti" aggiornamenti.

Silvia


SMILE SMILE SMILE!

1 commento:

  1. Scusa... non ho potuto mantenere la promessa pronunciata. La curiosità di leggere questo tuo primo contributo scritto era troppa. Mi diverte molto la tua ironia... mi hai fatto ricordare quando tentai di intraprendere la lettura dell' " Ulysses " di Joyce... desistetti a pagina 36. E' una sconfitta che brucia ancora. Ero sopravvissuto a " Gente di Dublino " e pensavo di potermi lanciare in un'impresa ancora più ardua. Invece mi arresi molto presto cedendo alla rassegnazione in favore di Tex Willer... vedi come mi sono ridotto? ;-)

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